venerdì 22 gennaio 2010

UNA VERGOGNA SENZA FINE.....................

Israele apre la diga e allaga case e campi. Centinaia gli sfollati




Oggi alle 18.39
Un nuovo crimine israeliano si è compiuto il 19 gennaio 2009 nel centro della Striscia di Gaza: le forze di occupazione hanno allagato le cittadine di al-Mighraqa e Hajar ad-Dik, nelle aree centrali e orientali della Striscia sotto assedio, e, dopo aver aperto la diga di Wadi Gaza, senza preavviso, hanno provocato un'inondazione.
Il nostro corrispondente ha raccontato che decine di case sono state allagate, causando lo sfollamento di centinaia di persone e gravi danni alle abitazioni stesse e ai campi coltivati.

La protezione civile è riuscita a mettere in salvo 60 cittadini rimasti bloccati a al-Mighraqa.

In un collegamento telefonico con il nostro corrispondente, il direttore della Protezione civile, Yussef al-Zahar, ha parlato delle operazioni di salvataggio e dell'evacuazione di numerose abitazioni. Ha tuttavia sottolineato che il livello dell'acqua è in aumento e che ciò rappresenta una minaccia per la sicurezza dei cittadini.

Il ministero degli Affari sociali, in collaborazione con le amministrazioni comunali, hanno deciso di utilizzare le scuole per accogliere gli sfollati e si sono impegnati a fornire cibo, coperte e vestiti.

Al-Zahar ha spiegato che le forze di occupazione israeliane hanno annunciato di voler aprire un'altra diga che dà sulla stessa valle.

La diga di Wadi (valle, ndr) Gaza è stata costruita dalle forze di occupazione decenni fa, allo scopo di privare la Striscia dell'acqua che riempiva la vallata durante l'inverno.

Ieri, l'hanno aperta senza preavviso, a seguito di inondazioni avvenute nel sud di Israele.

"Così - affermano a Gaza - gli occupanti ottengono due risultati: proteggere se stessi dalle inondazioni, allagare la Striscia di Gaza e aumentare la sofferenza della popolazione palestinese assediata".

Veramente una grande dimostrazione di civilità.

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Resisterò

Resisterò senza paura.
Si, senza paura, io resisterò.
Sulla terra del mio paese, resisterò.
Che mi rubino tutto quello che ho, resisterò.
Che ammazzino i miei figli, resisterò.
Che facciano saltare la mia casa,
Oh mia casa amata!
All’ombra dei tuoi muri, resisterò.
Resisterò senza paura.
Si, senza paura, io resisterò.
Con tutta la forza del mio animo, resisterò.
Col mio bastone, col mio coltello, resisterò.
La bandiera in mano, resisterò.
Che mi taglino la mano,
e insozzino la bandiera,
con l’altra mano, resisterò.
Resisterò senza paura.
Si, senza paura, io resisterò.
Palmo a palmo, sul mio campo,
sul mio giardino, resisterò.
Con la fede e la volontà, resisterò.
Con le unghie e con i denti, resisterò.
E quando anche il mio corpo
non sarà che un piaga,
col sangue delle ferite, resisterò.
Resisterò senza paura.
Si, senza paura, io resisterò.

Di Anonimo (M. S.)

Versione in sardo di Pietro Cruccas

Apu a resisti

Apu a resisti chena de timi.
Ėia, chena de timi, deu apu a resisti.
In sa terra de bidda mia, apu a resisti.
Chi mi ndi furint totu su chi tengu, apu a resisti.
Chi mi bociant is fillus, apu a resisti.
Chi fetzant sartai sa domu mia,
Oh domu mia stimada!
In s’umbra de is murus tuus, apu a resisti.
Apu a resisti chena de timi…
Ėia, chena de timi, deu apu a resisti.
Cun totu sa fortza de s’ànimu miu, apu a resisti.
Cun su bastoni miu, cun su gorteddu miu, apu a resisti.
Sa bandera in is manus, apu a resisti.
Chi mi ndi seghint sa manu,
e imbrutint sa bandera,
cun sàtera manu apu a resisti.
Apu a resisti chena de timi…
Ėia, chena de timi, deu apu a resisti.
Pramu a pramu, in su campu miu, in su giardinu miu, apu a resisti.
Cun sa fidi e sa boluntadi, apu a resisti.
Cun is ungas e cun is dentis, apu a resisti.
E candu puru su corpus miu
no at a essi chi una liaga,
cun su sànguni de is feridas, apu a resisti.
Apu a resisti chena de timi…
Ėia, chena de timi, deu apu a resisti.


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Dai nazisti massacrati
dall’Europa so’ emigrati
senza terra pora gente
de sicuro mal se sente
Israele questo Stato.

Co’ sto schifo de passato
co’ la scusa d’esse oppressi
tutti ar monno ha fatto fessi

Ora è lui che fa er duro
ogni tanto arza un muro
mò i razzisti sono loro
alla faccia der decoro

In Palestina terra santa
vorrei vedè cresce ‘na pianta:
“ che li nativi sian rispettati
e i lor diritti tutelati “


(PASQUINATA DI BRUNO PANUCCIO )